1. Pensierino del 16 luglio 2008

Come scritto nel pensierino predente, il 18 aprile dell'anno in corso arrivano quelli della Rai, del programma “Festa italiana”. Avevo già superato lo scoglio della diretta televisiva, della diretta radiofonica, perché dovevo emozionarmi con questi che venivano a casa mia, dove potevo mostrare i miei lavori in tranquillità? Senza contare che la trasmissione era registrata per cui potevano tagliare i pezzi che non piacevano? Eppure la tensione c'era.

Arrivarono in quattro. Si presentò Gianfranco Agus, che io lì per lì non riconobbi, e poi il regista, il cameraman e il tecnico delle luci. Si cominciò subito. Dovevo presentare le invenzioni con qualche scenetta che mi suggerivano loro. A dire il vero mi sentivo più imbarazzato ora che non con Eleonora Daniele a “Uno mattina”.

Presentai i marchingegni principali in un'ora e mezza che loro rimasero qui, tra professionalità e divertimento, intervistando mio figlio Alberto e i miei genitori. Alla fine partirono salutando e ringraziandoci tutti. Ma ero io che ringraziavo loro per la insolita esperienza che mi avevano fatto provare.

La trasmissione fu mandata in onda giovedì 8 maggio 2008, quando mi trovavo in aereo diretto a Berlino per una settimana di vacanza con mia moglie e un'amica comune.

Tutte le invenzioni (tranne la balestra, costruita anni fa solo per diletto) sono state realizzate per rendere più confortevole il mio vivere quotidiano. Ecco una loro breve spiegazione.

Il modello del cancello automatico meccanico è per me l'invenzione più interessante, dove per l'assenza di energia elettrica potrebbe essere impiegato lontano da insediamenti urbanistici, solo premendo con le ruote dell'auto delle pedane che fanno aprire o chiudere il cancello da qualsiasi parte si arrivi, ovviamente senza smontare.

Pure l'ombrello sulla bici è utilissimo, dove, dando una giusta inclinazione e girando l'asta portaombrelli con la mano, situata sul manubrio, ci si può riparare dalla pioggia da qualsiasi parte provenga. Oggetto che si può rimuovere quando si lascia la bici incustodita.

Il leggio da camera è qualcosa di meraviglioso per la comodità con cui si può leggere a letto. Registrabile in ogni direzione non occorre tenere il libro o il giornale in mano; sfogliare le pagine è semplice, e la sera dopo ritrovi la stessa pagina, senza bisogno di segnalibri.

Ultimamente ho costruito un cavalletto per segare la legna da solo , fissandola con catene e leve, dove la sola fatica è stata solo quella di accatastare l'enorme quantità di rami che ho segato.

I barbecues sono stati uno sfizio: ne ho cinque, e tutti con vari sistemi di alzata della griglia, bracieri mobili ed ogni comodità d'uso, tutti montati su ruote, e uno smontabile da trasportare in auto nonostante il suo peso.

Il ping pong si apre in sette secondi ed è una facilità estrema chiuderlo e rimetterlo al suo posto.

Qualche mese fa ho costruito il portarotoli di carta da cucina . Una realizzazione di cui vado fiero perché sono sovrapposti, occupando uno spazio minimo nel mobile cucina, e in più è dotata del seghetto estraibile per tagliare la carta.

I portasacchetti della spazzatura sono pratici perché i sacchetti si possono riempire completamente, dove si trova una semplice sede per inserire le sportine di plastica vuote.

Quando dipingevo ho costruito una griglia per riprendere paesaggi (su progetto dei Leonardo), dove si inquadra il panorama trasmettendolo sulla tela nelle sue esatte proporzioni e prospettiva.

Il cavalletto per dipingere l'ho costruito quando non avevo i soldi per comprarmene uno, naturalmente in ferro e regolabile in tutti i modi.

Anche il cavalletto per imbianchini è stato costruito quando i tempi erano grami; comodo per la sua versatilità di impiego, ora lo uso per tinteggiare dentro casa.

A dire il vero ho tentato di costruire un modello di avvolgicavo con le spire che si avvolgono automaticamente una di fianco all'altra. E' un aggeggio bruttissimo da vedere e incompleto, che comunque dimostra il suo funzionamento.

La balestra è un oggetto che ancora oggi mi meraviglia, per il suo meccanismo minuto e machiavellico.

La serra è semplice e allo stesso tempo praticissima: la si alza e si abbassa con una barra per potere lavorare sull'aiola.

Le altalene sono figlie del risparmio. Infatti le ho costruite con pezzi di tubi di ferrovecchio raccattati nei depositi, che poi saldavo tra loro. La prima realizzata è quella dove successivamente ho inserito sul sedile un riduttore per bambini (era il tempo dei miei figli piccoli). Un'altra ha come sedile un'ampia superficie dove si può anche dormire, o fare ginnastica con i sostegni superiori. Una semplice per piccoli è là in attesa di applicarle una ripiano per poterci dormire sopra. Un'altra l'ho fornita di poggiapiedi e di una mensola per le bibite o per i libri, dotata di un supporto per spingersi può essere regolata a misura di bambini, dove ce ne possono stare anche due. Questa altalena, come tutte le altre, sono montate su cuscinetti.

Riallacciandomi al pensierino precedente, cioè al libro che stavo ultimando (che ora ha anche un titolo. “I figli di Salvino G.”), affermo che l'ho finito, cioè stampato, liberato dall'ossessione che mi ha incatenato per ben sei revisioni. Dovrebbe essere un buon libro, dove le vicissitudini del protagonista sono tragiche per la morte di suoi tre figli, della moglie e del fratello, intercalate alla sua vita di miseria fin dall'infanzia quando andava ad elemosinare per le città, quando i figli nascevano al freddo con le finestre coperte da cartoni. Ma ci saranno storie di amicizie, di comprensione, in una parola: di bontà. Poi gli amori dei figli, tutti finiti male. L'unico amore vero è quello per la moglie, che morirà di crepacuore. Un personaggio nonostante tutto positivo, che ha saputo affrontare le disgrazie come fossero un segno del Cielo; forse questo è l'insegnamento che vuole darci per continuare a vivere anche quando tutto, ma proprio tutto sembra perduto.

 

 

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