1. Pensierino del 24 giugno 2007

Dopo lungo tempo eccomi qua a scrivere le novità. Ho aspettato di essere in pensione, di fare almeno tre revisioni all'ultimo mio libro, ed ora mi accingo ad inserire le rimanenti commedie nel sito perché una eventuale compagnia teatrale contattata possa scaricarsele. Se non ti fai pubblicità nessuno verrà a conoscere le tue opere; così almeno una possibilità sussiste, e io sarò tranquillo perché ho fatto quello che era il mio compito, e forse anche le compagnie saranno soddisfatte.

Il libro di cui parlavo si intitola LA CONQUISTA DELLA SERENITA', un libro illeggibile, nato per scherzo, ma che reputo la cosa più bella che abbia scritto finora.
L'ho scritto per esercitarmi estrapolando dalla mia testa termini non comuni visto la mia poca loquacità, e soprattutto la mancanza di occasioni di parlare su temi introspettivi. Ho tanto scritto sul genere psicologico, ed ora volevo cimentarmi con un romanzo, che vertesse solamente su disquisizioni filosofiche: il massimo della mia libertà di scrivere.
Sono partito con questa avventura non sapendo fin dove arrivassi stendendo i miei appunti. Mi accorsi già all'inizio che tali appunti meritavano un notevole ampliamento e allo stesso tempo un approfondimento. Fu allora che mi divertii ad inoltrarmi fino ai confini della capacità del mio pensiero: un gioco che mi attraeva e mi divertiva. Riflettevo anche minuti su un concetto per sviscerarlo sempre più e portarlo all'estremo. Tutto ciò era snervante; ma la storia, se così la si può chiamare, prendeva sempre più corpo, e non volli smettere per iniziare altri lavori o portare a termine quelli già iniziati, perché la cosa proprio mi piaceva.
Ero entusiasta di quello che avevo fatto. Però alla prima revisione non riuscivo a comprendere quello che avevo scritto: certi pensieri erano così astrusi da non afferrarne il concetto, anche se li avevo scritti io. Allora, caricandomi di tanta pazienza, cercai di ampliare quelle riflessioni con integrazioni che facessero capire a me e al probabile lettore quello che avevo scritto. Talvolta le cancellavo totalmente perché proprio non stavano né in cielo né in terra. Fu davvero una fatica immane; non vedevo l'ora di arrivare alla fine della revisione, e quasi mi disperavo rimanendo per così tanto tempo a riflettere che talvolta, dopo solo uno di questi, per distrarmi dovevo spegnere il computer e fare una passeggiata fuori o accendere la televisione. La prima revisione progrediva solo di due o tre pagine per volta: tanto era lo sforzo mentale, mentre per i manoscritti normali le pagine erano una ventina.
Mi davo coraggio perché la seconda revisione per forza di cose sarebbe stata più facile. Sì, ma di poco, perché ancora non riuscivo a capire altre riflessioni già revisionate.
Sono ora arrivato alla quarta revisione. Spero che dopo questa possa stamparlo, per correggerlo sul cartaceo. Intanto è là, in decantazione, fintantoché non aggiorni il sito. Forse prima di riprenderlo in mano scriverò il racconto sulla mia entrata in pensione.
Sempre per scherzo, ma anche per dare un connotato universale al libro, non ho dato nomi ai due protagonisti, e tanto meno alle "comparse" alla fine; e neppure ho rivelato l'ambientazione.

Per il lettore
Sicuramente chi lo leggerà (caso mai fosse pubblicato) anche se riuscisse a comprenderlo può trovare la mancanza di interesse; se supera anche questo ostacolo può trovarlo stancante per i tanti concetti difficili; può trovarlo discordante, cioè non ben collegato con le riflessioni nonostante le molte revisioni apportate; può trovarlo antipatico, demagogico, ovvio, assurdo eccetera. Ma può essere che fra tante carenze ci trovi una sola nota positiva, che può essere lo stile di scrittura, o i pensieri che fanno riflettere, o la storia, o l'insegnamento implicito eccetera. D'altronde il lettore può capire e apprezzare più dell'autore certi concetti ed anche la forma con cui sono stati esposti. Il lettore dovrebbe lasciarsi trasportare, senza tanto rifletterci su; io l'ho scritto, spetta a lui giudicarlo..


Per l'autore
Due sono le mie consolazioni. La prima è che se non si riesce a leggerlo, posso sempre pensare che sia perché è troppo difficile e non perché sia brutto. La seconda, che se fosse negativo in tutti i settori, almeno per me è valsa la pena di scriverlo perché è stato un esercizio di scrittura, e i prossimi libri che scriverò risulteranno sicuramente più facili.

Ed ora la storia
Un celebre filosofo si fa invitare per una notte e un giorno a casa di un suo ex compagno di scuola. Il compagno di scuola è amante della filosofia e gioisce dell'arrivo del filosofo perché sa che possono parlare di argomenti profondi. Però il dubbio si insinua dentro la sua testa: perché viene proprio da lui? Perché non dai suoi parenti?
Come previsto, dal mattino in avanti sarà una serie ininterrotta di disquisizioni filosofiche. Ma mentre il compagno di scuola si dimostra modesto, il filosofo ha atteggiamenti spesso scontrosi. Nonostante questo c'è la massima armonia tra i due. Ad un certo punto il filosofo invita l'altro ad uscire di casa, non dicendo il motivo, e quando passano davanti l'abitazione dei suoi parenti non fa segno di volerli andare a salutare.
Si avvieranno lungo la strada che li porterà fuori città, tra i campi, in una cascina, luogo dell'infanzia di entrambi. Qui l'ospite si confesserà rivelando il suo turbamento per la professione che non gli permette di vivere degnamente secondo natura, si mortificherà per il suo atteggiamento arrogante e soprattutto rivelerà l'astio che lo tiene lontano dai suoi parenti. Chiederà l'aiuto del compagno per conciliarsi con loro. Questi lo aiuterà; lui andrà a trovarli e farà la pace.

Perché "Serenità"?
Perché "La conquista della felicità" l'ha già scritta Bertrand Russel. Comunque per me la serenità è quello stato d'animo che supera la felicità, essendo duratura e voluta, al contrario della felicità. Nel libro, la serenità la si può intendere come Sopportazione, quella che il compagno di scuola ha dovuto patire, non reagendo, e avendone avuto i benefici alla fine. Oppure la si può intendere come Pentimento, quello del filosofo, che si sentirà liberato, quindi sereno. La si può anche, se non soprattutto, intendere come l'insegnamento ottenuto dalle riflessioni dei due protagonisti, in cui indicano la via da seguire per un quieto vivere. Comunque sarà il lettore ad individuare la serenità a lui più consona.

 

 

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