Pensierino del 18 luglio 2013

Questi ultimi mesi sono stati caratterizzati dalla stesura di “La fede di mio zio Sergio” (pagg. 83), un manoscritto che racconta in modo romanzato l’ultimo periodo di vita appunto di mio zio Sergio, un prete che aveva ricevuto la dispensa papale per l’impossibilità psicologica di esercitare il ministero. Ma che ha mantenuto salda la sua fede, se non di più.

Traendo lo spunto per tale romanzo dalle lettere che lui conservava (ben 318 e 26 poesie), ho pensato bene di raccogliere tali lettere in un altro libro, che ho intitolato “L’epistolario di Sergio Gobbi, vero prete vero uomo” (pagg. 226). Se “La fede di mio zio Sergio” parla essenzialmente di filosofia, della ricerca di Dio, del valore della morte, della morte stessa di mio zio, “L’epistolario di Sergio Gobbi, vero prete vero uomo” è, come dice il titolo, la sua corrispondenza intercorsa con i vescovi, con il papa, con altri preti e altre persone. Lettere indirizzate a lui che conservava con cura, ma anche le brutte copie di quelle che scriveva, per questo sono così tante!

Da questa corrispondenza, intercorsa prima e dopo la dispensa sacerdotale, viene fatta risaltare la sua vita in tutta la sua drammaticità quando implora la dispensa al papa, quando viene preso dalla disperazione per la mancanza di sostegni morali e materiali, quando gli viene negata la possibilità di celebrare ancora la Messa. Risalta pure la sua ostinazione nell’insistere quando riceveva risposte negative, e qualche minaccia quando non le riceveva. Questi due manoscritti sono stati estrapolati da “L’illuminazione egiziana”, il voluminoso manoscritto di 379 pagine.

Per quanto riguarda la pubblicazione di libri, ho mandato via e.mail “La fede di mio zio Sergio” a una grossa casa editrice, per la cui pubblicazione però non mi faccio illusioni. Tra poco spedirò a un’altra casa editrice “L’Epistolario di Sergio Gobbi”. Sarà quel che sarà. Sta di fatto che difficilmente ora pubblicherò sobbarcandomi l’onere di distribuire il libro alle librerie del territorio. L’ultima esperienza con “Mio fratello Giuliano” è stata deludente. C’è la crisi, e la gente non si sofferma a comprare un libro di uno sconosciuto: giustamente ha altri pensieri per la testa.

Crisi che ha contagiato anche le istituzioni, come le Biblioteche, che non corrispondono più come una volta, infatti “Mio fratello Giuliano” è stato presentato solo presso la biblioteca di Campagnola di Brugine e quella di Campolongo Maggiore, il mio paese. A Pozzonovo, il paese dove il libro è stato ambientato in quanto là vi abita mia suocera, è stato venduto un solo volume. Da notare anche che ho regalato il libro alla biblioteca di questo paese, che possiede gli altri miei quattro libri, e là mi è stato assicurato che l’assessore alla cultura si sarebbe interessato alla presentazione. Non ho ricevuto nessuna risposta. Dispiace perchè Pozzonovo è il paese che ho voluto portare agli onori della cronaca ambientandovi il romanzo, perché là è nata mia moglie, per cui ha sempre qualcosa di nostalgico. Ma niente da fare, la crisi ha preso anche questo luogo.

Mi è stato chiesto dalla casa editrice Montedit di Melegnano MI, in pratica la mia casa editrice, di pubblicare il manoscritto “Racconti assurdi” con cui sono arrivato in finale al concorso indetto da loro. Ma non posso pubblicare, anche se sono racconti che dovrebbero meravigliare, se non sbigottire per la loro bizzarria. E me ne rammarico perché tra questi racconti ce n’è uno che riguarda la Posta di Campolongo, e un altro che riguarda la storia fantasiosa di due gemelle di Bojon, una frazione di Campolongo. Ma anche gli altri sono così stravaganti da portarti fuori dalla realtà del mondo che ci circonda.

Il prossimo libro che intendo scrivere riguarderà il ritorno di Gesù sulla terra. Partendo da un mio racconto, “Il vangelo secondo me”, in cui un angelo viene mandato sul nostro pianeta per assicurarsi che gli uomini siano diventati tutti buoni dopo il martirio di Gesù. E invece vi trova quel che sappiamo. Allora il Padre Eterno manda ancora una volta suo Figlio, sotto le sembianze umane moderne. Gesù vedrà che il mondo non solo non è diventato buono, ma peggiorato, e forse Lui messo a morte un’altra volta. Sarà una bizzarria fare parlare Gesù come fosse uno di noi, ed è questo il motivo della mia voglia di buttare giù subito il testo.

Mi sono accorto che sul mio sito manca il titolo di un manoscritto stilato anni or sono: “Così vuole il cielo”; e mi sono detto che forse è meglio inserire nella pagina “libri” anche altri miei scritti, seppur di minor numero di pagine. Alcuni testi, per la loro esiguità potevano conformarsi a “libretto”, così ho stampato in questo formato 3 gialli, tre racconti per ragazzi, un pamphlet, un racconto, uno sketch. Quel che più mi affascina sono i 3 gialli, di cui l’ultimo, “Cinque cadaveri e una pistola”, narra della polizia che interviene in seguito a una telefonata in cui si dice che un poliziotto sta uccidendo tutti, e i colleghi trovano appunto il poliziotto con la pistola in pugno e cinque cadaveri per terra. Naturalmente lui negherà di averli uccisi.

Per quanto riguarda i concorsi non sono più smanioso di farli, mi sembra di togliere tempo allo scrivere libri. Infatti sto sempre scrivendo: per terminare i due libri su mio zio Sergio stavo seduto al computer anche 8 ore in una giornata, tanto che mi è venuto qualche problemino alla schiena. Per quanto riguarda le “invenzioni”, proprio sabato 20 luglio devo andare a Civè per “fare spettacolo” alla sagra della Madonna del Carmine, invitato da don Mario Vallese, il parroco del paese.

 

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