Pensierino del 20 maggio 2009

PRESENTAZIONE DEI GIOCHI DI UNA VOLTA ALL'ISTITUTO “DE NICOLA” DI PIOVE DI SACCO

Eravamo io, Alfredo Boscolo, tra l'altro presidente del gruppo archeologico “Mino Meduaco” di Campolongo Maggiore, e Giannina Bissacco con Ariella Pellizzari ed Elsa Marustican. Quando arrivammo alla scuola mi colpì la caterva di scooter parcheggiati negli appositi spazi; subito riandai ai “miei” tempi, quando quegli scooter erano biciclette, vecchie, di tutti i tipi e poche, visto che la maggior parte degli studenti, come il sottoscritto, le collocavano nello stallo di Pere.

Ognuno di noi portava i propri oggetti d'epoca. Le signore portavano delle capienti ceste dove dentro c'erano una infinità di cartocci di granoturco, canne, erbe e altro materiale per costruire bambole, cavallini, collane e mille altri articoli. Un'aula fu assegnata a loro, e un'altra a me e ad Alfredo. Io portavo: l'aeroplano e il razzo di carta, i sassi ferrosi (quelli che sprigionano scintille), i cinque sassetti con cui si giocava, la tadella da lanciare sull'acqua, e soprattutto una quindicina di archi, di fionde e di “fucili ad elastico” da fare costruire agli studenti.

La dimostrazione era stata indetta dalla scuola al fine di far conoscere a degli studenti stranieri (alloggiati presso altri studenti italiani) le tradizioni e, in modo particolare, i giochi di una volta.

Quando entrai nella scuola fui sorpreso di vedere tanta gioventù, bella gioventù, non certo timida e timorosa come lo eravamo noi un tempo. Mi sorpresero pure i muri delle aule, non impeccabili, e il laboratorio, che per me era qualcosa di strano in una scuola che da tanto tempo non visitavo, quando il solo particolare “scientifico” che mi si propose da studente fu l'osservazione di un capello al microscopio.

Nella nostra aula arrivò il primo gruppo; Alfredo cominciò a spiegare dettagliatamente e con passione l'uso dei vari oggetti sparsi sui banchi, mentre Chiara, la figlia del professore che sovrintendeva, traduceva in inglese. Alfredo spiegò la “racoeta”, lo strumento sonoro che si usava al venerdì santo durante la processione; spiegò il gioco della Reginella con le palline di terracotta; fece funzionare la trottola; spiegò il gioco del “cianco”; fece vedere come si giocava con i tappi corona; fece “camminare” il “rocchetto-carroarmato”; dimostrò come si camminava sui trampoli (ma non ci riuscì); fece provare ad uno studente il “brivido” del telefono con lo spago eccetera.

Poi toccò a me far vedere come si costruiva un arco: fu una sensazione esaltante perché mi sentivo un maestro, specialmente quando passavo per i banchi per controllare che annodassero bene lo spago al salice curvato. Qualche studente mi chiese se poteva scagliare la freccia fuori dalla finestra; io mi rivolsi al professore, che acconsentì; così alcuni cominciarono a scagliare frecce. Io vedevo dove atterravano: su un prato verde; dopo le avrei raccolte per il secondo gruppo. Intanto insegnai a costruire la fionda, consegnando ad ognuno la forcella e gli elastici già legati con la “curamella”. Anche qui controllavo che fossero legati bene. Infine insegnai loro a costruire il fucile, fatto con un pezzo di legno, una molletta legata con elastici e come proiettile un elastico lungo formato da tre elastici grandi. Alla fine di questa dimostrazione, i ragazzi si divertirono a centrare un bersaglio che il professore aveva posto sul tavolo: fu un vero divertimento per loro e soddisfazione per me.

Finita la lezione al primo gruppo andai giù a recuperare le frecce, ma quale non fu il mio disappunto quando vidi che quel prato verde non faceva parte della scuola ed era recintato. Persi così cinque o sei frecce.

Con Alfredo sciogliemmo gli spaghi dagli archi, gli elastici dalla fionda e le mollette dai “fucili”.

Col secondo gruppo fu lo stesso: Alfredo spiegò l'utilizzo dei suoi oggetti e io feci costruire le “armi”.

Il terzo gruppo prese parte alla dimostrazione delle “bambole” di cartoccio. Andai anch'io con Alfredo di là, e fu una meraviglia per come erano allestiti i banchi, tanto da non esserci spazio per far lavorare le ragazze, ma anche i ragazzi, che si impegnavano con ago, filo e colla a costruire bizzarrie di ogni tipo. Tutti attenti, e le “maestre” Giannina, Elsa e Ariella con disinvoltura ad insegnare loro come fosse un apprendimento in un grande laboratorio tessile. Qualche ragazzo, con sul banco il cavallino appena costruito, stava con le mani conserte ad ammirarlo, sbalordito da tanta capacità acquisita in così breve tempo.

Alla fine ce ne andammo, io lasciai alla scuola tutti gli oggetti costruiti come una volta, con il materiale di una volta, che furono consegnati agli studenti che, almeno per un momento, hanno assaporato il modo di giocare di tanti anni fa.

.Pensierino del 20 maggio 2009

LO SPETTACOLO DELLE INVENZIONI

Ho cominciato in sordina a presentare poche “invenzioni” a Campagnola di Brugine PD, durante la premiazione del concorso letterario “Pagine Estive, un racconto per l'estate”. Questo, ancora prima di averle esibite alla televisione. Ne riuscì una cosa divertente.

In seguito le ho presentate alla Casa di Riposo A: Galvan di Pontelongo PD, e la cosa riuscì ancora meglio perché erano in numero maggiore. Erano oggetti miei che presentavo, di cui conoscevo ogni dettaglio e potevo con un poca di immaginazione presentarli in modo divertente, ironico e misterioso quando mettevo alla prova la fantasia del pubblico per riconoscere qualche marchingegno.

Mi accorsi che lo spettacolo mi coinvolgeva, mi entusiasmava, anche perché sapevo che erano stramberie che attiravano la curiosità degli ospiti e che raramente, se non mai, qualcuno si era proposto con una rappresentazione del genere. Pensai così di propormi ad altri istituti, che acconsentirono con entusiasmo, dicendomi che mi avrebbero telefonato non appena si fosse presentata l'occasione per inserirmi. E quale migliori occasioni sono le manifestazioni rurali e le sagre paesane dove quest'ultime appaiono su manifesti per lo più con le sole giostre e il solito stand gastronomico? Sono certo che uno spettacolo così bizzarro, unico, attiri gente, se non altro per la curiosità della manifestazione insolita.

Alcune “invenzioni” di cui sto parlando sono nel link “Hobbies”, ma sarà il modo in cui vengono presentate a renderle spettacolari, per cui, se qualcuno non troppo lontano da Campolongo Maggiore (Venezia) fosse interessato, il mio numero di telefono è: 049 5848373

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