Riflessioni

7 ottobre 2003

Mi è stato riferito che la Biografia sul sito è scarna. Lo ammetto, è vero. Ecco quindi che in questa rubrica scriverò degli aneddoti, delle impressioni eccetera che ho accumulato in 55 anni di esistenza.
La vita di tanti, come la mia, del resto, non è di quelle avventurose, e perciò non degna di essere raccontata a voce; ma mi sono accorto che appena appena si scrive qualcosa sulla carta bianca, questo qualcosa acquista subito un altro valore e pare degno di tanta importanza.
Qualcuno avrà avuto modo di incontrare qualche personaggio famoso, e riceverne una emozione; ecco, in questo caso io ho incontrato a Gstaad, in Svizzera, nell'albergo dove ho lavorato, molti personaggi del cosiddetto jet-set. Erano clienti quasi abituali Liz Taylor, Richard Burton. Peter Sellers con tutti gli altri partecipanti al film "La pantera rosa colpisce ancora" hanno inaugurato proprio in questo albergo il film, se non altro perché l'anno prima era stato girato proprio là. Ebbene, anch'io ho provato una emozione profonda, specialmente la prima volta che ho visto questi personaggi. Sembravano dei caduti dal cielo. Subito ho fatto le mie brave riflessioni e mi sono chiesto se erano veramente così importanti o se si atteggiassero a persone importanti perché così venivano considerate dalla massa.
Mi sono convinto che loro di personalità ne hanno da vendere, e un individuo normale non potrà mai accedere a quel rango; ma anche che questo alone di ammirazione sia aumentato a dismisura dal momento in cui si sono rivelati al pubblico; e loro ne abbiano fatto tesoro staccandosi dai comuni mortali.
Shirley Bassey, dopo cena intratteneva i suoi amici cantando canzoni sue. Ho servito al tavolo anche Rotschild, il figlio dell'Aga Khan; più di una volta anche Liz Taylor e Burton… Ma tutto questo è scritto nel mio ultimo libro "Quaderni sul Brenta", che rappresenta la mia biografia psicosentimentale (più sentimentale che psico).

A proposito di questo libro, lo reputo il più adatto per essere pubblicato, per il suo contenuto, che per me, anche se romanzato, ha una parte di verità, anzi tanta verità, quasi tutta verità; e per lo stile romantico in cui è scritto, che dovrebbe differenziarsi dagli altri generi in voga… mettiamo sia uno stile antesignano d'altri tempi.

Qualcuno mi dice: perché non pubblichi?
Allora io rispondo con un aneddoto di quando mi trovavo in auto con mio cognato e mentre guidavo sentivo questi che parlava parlava, ma io non corrispondevo. Allora lui, giustamente, mi disse: Perché non parli? (sembra una battuta già trascritta).
Io gli ribattei: "O guido o parlo!".
Ecco, così sono io: una cosa per volta, e le faccio tutte. Anche per i libri: o scrivo o pubblico… tento di pubblicare; perché alle case editrici arrivano una decina di manoscritti al giorno, e che sia preso in considerazione proprio il tuo è come vincere alla lotteria. Adesso ho corretto e raccolto in libri tutto quello che era sciolto, salvato su dischetti ogni mio scritto, archiviato le cartelle con gli appunti dei libri, racconti eccetera, insomma ho fatto ordine in mansarda, promettendomi di non andare… venire più quassù per un bel pezzo (le correzioni mi avevano sfibrato). Pensavo di dormire la notte come fanno tutti, e non alzarmi alle quattro, ma anche alle tre del mattino per scrivere. Perché è di mattino che scrivo, in quanto ho la mente fresca… E al lavoro?… Al lavoro, lavoro perché dormo al pomeriggio.
Il pomeriggio, alzato da letto, lavoro ancora, di braccia stavolta; perché di mattino in Comune lavoro di mente… E alla sera sono stanco morto per cui, dopo mangiato, resto alzato finchè resisto e poi vado a trovare il mio amico letto, anche se sono solo le ventuno o giù di lì.
La televisione non la guardo quasi mai, se non i titoli dei telegiornali e Televideo, specialmente "L'ultima ora". Cosicché è naturale che al mattino presto non sappia cosa fare a letto e mi ritiri quassù, come stamattina: ore tre e trenta… Perché ora c'è il sito da ampliare, e così con una scusa o l'altra mi trovo ancora qua, by night, in questa cameretta; io che credevo di avere finito con le notti bianche!
A proposito di sito, non sono certo stato io ad impostarlo, io non so neanche mandare una e-mail…o quasi. E' stato mio Alberto, il secondo pazzo in famiglia… pazzo nel senso che anche lui ha le sue manie, e da tempo ha un sito sulla meteorologia www.fenomenitemporaleschi.it e con le nuvole ha un rapporto davvero confidenziale, tanto che con la sua macchina fotografica digitale mi sembra quei suoi colleghi che rincorrono i tornado per buttarsi nell'occhio del ciclone.

Pensavo di prendermi un po' di riposo con lo scrivere e tornare alla realtà anche perché per quanto mi piaccia questa attività mi crea dello stress psicologico con conseguenze che solo la mia autoironia e la comprensione… o compassione di chi mi sta vicino riescono ad alleviare. Due sono i risvolti negativi che più mi preoccupano: considerare solamente le cose che faccio io, e la sbadataggine. Lo so che l'importante è che sia felice; e lo sono, ma quando in certi momenti riesco ad assaporare il piacere dello stare in società, ciò mi spinge a dare un calcio ai libri che mi relegano a ruolo di asceta.
Perché il carattere mi impone di buttarmi completamente in quello che faccio, qualsiasi azione o lavoro; e se prima non l'ho finito non mi sento tranquillo. Ecco allora lo stress positivo e la soddisfazione raggiunta alla fine.
In Comune pure è così… Qualcuno riderà; il fatto è che in qualsiasi situazione mi trovi sembra mi immedesimi in un camaleonte, e quello che prima agiva in un certo ambiente niente o poco ha a che fare con quello che agisce ora. Sicchè sia che mi trovi in divisa o vestito da contadino a casa mia sono sempre io che agisco, ma io stesso mi vedo così poliedrico che mi stupisco.
Così, ritornando al lavoro in Comune come messo comunale, anche là faccio il mio dovere, e per dimostrarvelo pappatevi ora dal libro dei racconti quello che mi è successo un giorno che sono andato a Mestre. Com'è scritto alla fine, è tutto vero… e poi persiste il luogo comune che i dipendenti pubblici non lavorano.

Mi sono accorto che quando scrivo, scrivo sempre di me, d'altronde, se è una biografia… Ma è un'altra cosa quella che volevo dire, cioè che chi ha l'hobby di scrivere, per forza di cose si estrania dalla vita sociale, e le sue considerazioni vertono prevalentemente su quello che scaturisce dalla sua mente, in quanto lui è uno che dà e non uno che riceve; allo stesso modo di un venditore che, finchè vende non può comprare, oppure: o è un venditore o è un compratore, non può esercitare tutte e due le attività assieme. Sicchè se mi trovo tra la gente non trovo argomenti degni di una discussione perché per me quasi tutto è relativo ed ha importanza solamente quello che riguarda l'etica, l'arte e i buoni sentimenti in genere.
Gli altri argomenti non assoluti sono contingenti: ora sono e domani no; io, che sono un idealista, sono portato alle cose superiori. Che sia un qualunquista? Dipende dal significato che si vuol dare a questo termine. Io so che il senso ultimo della vita è la fede per chi ce l'ha, e la serenità. Io, la serenità, e qualche volta la felicità, se non l'entusiasmo li assaporo tutti i giorni, compiendo quelle piccole azioni da cui ricavo (visto il mio carattere appagante) soddisfazioni superiori all'entità delle azioni stesse; tanto per spiegarmi: se faccio pulizia in garage o vango l'orto eccetera sono soddisfazioni che mi appagano completamente e di più non posso essere felice per quel che ho fatto. Colpa della mia indole il cui motto è: godi delle piccole cose e vivrai felice.

Nel classico cassetto ho appunti per dieci anni di stesure; perché gli appunti sono essenziali per chi voglia scrivere. Nel mio peregrinare in bicicletta verso il municipio tutte le mattine e il meriggio il tempo passa sempre in fretta, e mi trovo davanti a casa senza avere consapevolezza del tempo trascorso. Questo perché penso; penso un po' a tutto. Questo periodo è caratterizzato (avevo appena detto di smettere per qualche tempo di scrivere…) dal continuo scervellarmi per trovare una giustificazione ad una serie di racconti gialli macabri di prossima stesura. Si tratta di questo: l'inizio comincia con una scena macabra, che può essere:
Un dito che viene trovato sopra una fotocopiatrice.
La stufa che fa fumo perché nel camino c'era un morto.
La moglie che si sveglia al mattino con un cadavere nel suo letto.
Il poliziotto che passeggia con la moglie, e la moglie sparisce.
La moglie che si trova davanti il marito che credeva morto.
Uno ha sognato di avere ucciso, e si convince di avere ucciso davvero.
Il mitomane che invita il pubblico ad assistere alla sua morte col veleno.
L'assassino che uccide chi, poi, gli si presenterà davanti.
Il corpo del marito morto nell'armadio.
Il marito che si trova all'obitorio da tempo, ma la moglie lo aveva visto poco prima.
Un corpo spiaccicato sulla piazza del paese, dove non ci sono palazzi da cui buttarsi.
Dalla finestra si vede uno sparare alla donna; ma non sarà lui ad ucciderla.
Delitto perfetto perché si suiciderà anche l'assassino.
Viene trovato un gemello morto…: altro delitto perfetto.
Ad una festa viene ucciso uno. Sparisce una persona, ma non è lei l'assassino.
Sulla spiaggia c'è un corpo con la testa che affiora sulla sabbia. Sarà solo la testa.
Un ladruncolo viene trovato schiacciato dal cancello elettrico. Ma non sarà lui.

Ecco, tutto questo sta scritto negli appunti. Su queste scene iniziali dovrò creare la storia per giustificare il fatto. Non sarà facile; ma io sono fantastico… meglio, ho molta fantasia, e alla fine le trame saranno plausibili.

Un racconto lungo che ho intenzione di scrivere sarà quello che narrerà dell'incontro tra Napoleone Bonaparte, la Madonna, il Tempo e un inventore dei tempi nostri. Sarà anche questo un racconto filosofico in quanto voglio dimostrare che il tempo non esiste o esiste solo per il fatto che noi ce ne serviamo. Ma il motivo principale perché lo voglia scrivere è la voglia mia di portare a conoscenza nei dettagli i marchingegni in ferro costruiti, vista la poca intraprendenza che mi ritrovo nel brevettarli. Almeno avrò la soddisfazione di raccontare come sono nati nella mia mente, le difficoltà nel progettarli e la soddisfazione finale.
Nel racconto sarà il Tempo che farà incontrare i tre personaggi in un punto in cui tutti e tre sono passati in varie epoche; ed ognuno narrerà le impressioni del ruolo per cui fu demandato in questo mondo. Così Napoleone parlerà spassionatamente delle sue campagne militari, delle sue sensazioni; la Madonna dell'emozione di sentirsi madre di Dio, le impressioni provate nelle vicissitudini di suo Figlio eccetera. Poi parlerà l'inventore, spiegando come sono nate le sue opere, la loro utilità eccetera. Alla fine il Tempo sarà interrogato, ma non avrà niente da dire perché si rivelerà affermando che lui è a conoscenza di tutto. Poi sparirà lasciando i tre privi della loro dimensione temporale. Si aggrapperanno a un qualcosa che giustifichi la loro esistenza senza il tempo; ed alla fine, inermi, si accorgeranno che non solo il tempo non esiste, ma pure loro (tranne Maria in quanto divinità assoluta) non esistono, e sarà lo sprofondamento nell'abisso dell'oblio.

Questo tema della realtà che non esiste mi è caro, e voglia o non voglia, lo rivedo in tanti miei scritti, anche in "Quaderni sul Brenta" dove le disquisizioni pseudo filosofiche occupano specialmente le pagine finali.

Forse quello che mi accingerò a scrivere per primo sarà il libro "Sulle ali del tempo" (titolo provvisorio). Se su "Quaderni sul Brenta" narro la mia vita sentimentale, in questo libro narrerò la vita pratica della mia infanzia e fanciullezza, composta di tradizioni, usi, giochi ed altro dei tempi passati; insomma racconterò l'ambiente e le usanze da quando sono nato fino agli anni settanta, mettendo in risalto l'ambiente paesano di una volta con quello che è adesso.
Come al solito calerò una storia d'amore.
Da questo libro di cui ho una cartella piena di appunti grossa come il libro stesso, ho tratto la trama per il racconto in dialetto veneto con cui ho vinto il primo premio a Bovolone.
Tenterò di rimandare l'inizio della prima stesura, per staccarmi dal computer e vivere socialmente, come ho scritto prima; ma so che non ci riuscirò. Già queste prime brezze autunnali e il crepuscolo che cala sempre prima mi inducono ai ricordi, alle sensazioni infantili che sono quelle che mi danno l'ispirazione per scrivere, sensazioni di un tempo che non tornano più, ma che la fortuna mi ha dato la capacità di afferrare e stenderle sulla carta, rivivendole.

 

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